In architettura come nella vita, quel passaggio cruciale che non possiamo ignorare.
Ti sei mai soffermato a pensare quanto importante sia quello spazio circoscritto di un’abitazione o di un qualsiasi edificio che tutto vede e dal quale tutto passa? Si, stiamo parlando proprio dell’ingresso e del suo elemento cardine: la PORTA.
Oggetto emblematico, passaggio cruciale, simbolo denso di significati che hanno attraversato i secoli.
La porta è quell’elemento architettonico che, come indicato da Vitruvio nel suo “De Architectura”, segna un varco nelle mura urbanizzate. Essa è lo spazio che delimita e definisce due ambienti distinti, attribuendosi, nei secoli, ampi e profondi significati non solo sul rapporto tra interno ed esterno, ma anche sul valore tra sacro e profano, sulla vita e la morte, sul noto e l’ignoto.
Fin dai tempi antichi alla porta è stata connessa una forte simbologia e iconografia, interpretata, di volta in volta, da diversi soggetti: per i greci antichi il dio della soglia era Hermes, sovrano del passaggio e dell’attraversamento, il quale si riteneva si manifestasse in qualsiasi tipo di scambio, trasferimento e superamento; per i romani custode delle porte era il bicefalo Giano, rappresentato con due teste rivolte ai lati opposti, affinché potesse presidiare sia l’entrata che l’uscita, simbolo di passato e futuro, ma anche di esterno e interno.
Come è possibile osservare in molte rappresentazioni pittoriche, anche nell’Antico Testamento la porta divenne emblema della salvezza eterna e dell’accesso al paradiso dal quale Adamo ed Eva vennero cacciati.
La possibilità che questo elemento concede di essere lasciato “aperto o chiuso”, dà un rilevante potere a colui che è in diritto di controllarne il passaggio: non a caso le “Porte” delle città medievali avevano sia lo scopo di delimitare il territorio, sia di osservare, verificare e selezionare le persone autorizzate o meno all’accesso.
Nel corso dei secoli la comunicazione dell’espressione estetica dell’edificio veniva riassunta sulla porta che ne determinava l’accesso principale, divenendo man mano più preziosa e decorata a seconda della destinazione d’uso. Ma la comunicazione non stava meramente nel linguaggio estetico trasmesso bensì anche nell’elevazione del committente/proprietario della struttura e nell’iconografia rappresentata.
Ancora oggi la porta non ha perso il suo senso allegorico e continua ad essere un rilevante elemento identificativo dell’edificio e delle persone che lo vivono: il passaggio della soglia di casa, del posto di lavoro, del luogo di culto o della palestra, scandisce i momenti della vita di una persona, segna l’inizio e la fine di un’azione, un’attività, uno stato d’essere. È in questo modo che la porta diviene metafora della vita stessa, segnata dalle continue soglie varcate, porte chiuse in faccia o aperte al proprio destino.
Alla luce di questo breve e non esaustivo racconto sei d’accordo anche tu a dare il giusto valore alla progettazione dell’ingresso? Non solo una questione di scelta della porta ma uno studio attento, rivolto ad uno spazio che è, giocoforza, insostituibile.