Se venisse chiesto a qualcuno di noi, in Oikos, quali aspetti dell’architettura di Scarpa siano dominanti e d’ispirazione, dopo una breve riflessione dettata dalla difficoltà di scelta, ricadremmo probabilmente sull’uso dei materiali.
Un architetto come Carlo Scarpa (1906-1978) trova un apice rappresentativo della propria architettura nel complesso monumentale della Tomba Brion a San Vito d’Altivole. Il complesso, sviluppato su uno spazio di circa 2400 m2, rappresenta una sintesi dell’opera e della cultura di Scarpa: cemento, acqua, vetro, tessere musive, luce e simboli sono tutti presenti e concorrono alla grandiosità dell’opera.
Cemento
Una particolare importanza ha il cemento: utilizzandolo in senso brutalista, Scarpa ne fa uso manifesto e ne esalta la fisicità. L’uso del calcestruzzo a vista, nel periodo tardo, segna anche l’affrancamento dai principi tettonici che avevano guidato Scarpa per tutta la vita: non si evidenzia più il gioco di pesi e sostegni, ma si esalta la purezza della materia; di qui l’avversione di Scarpa per l’intonaco su cemento, di modo da non nascondere la forza del materiale.
Vetro
L’ispirazione scarpiana ripercorre il percorso dell’architetto nel tempo: innanzitutto il vetro, alla cui lavorazione Scarpa dedicò vent’anni, prima presso Cappellin, poi presso Venini, e che ricevette l’ammirazione di Wright. Il tempo dedicato allo studio del vetro rivela un aspetto fondamentale del lavoro di Scarpa: lo studio inesausto e la ricerca di materiali nuovi e antichi, con particolare attenzione alla lavorazione artigianale che determina una conoscenza profonda della materia. In momenti diversi, il vetro si rivela fondamentale in restituzioni museali, come nel caso della gipsoteca di Possagno, in cui le finestre vengono progettate e realizzate ad hoc per valorizzare le opere grazie alla luce.
Mosaico
In tal senso, per un “bizantino” quale Scarpa non è possibile tralasciare poi l’ispirazione musiva: i mosaici di edifici come San Marco e l’attenzione agli effetti luministici si ritrovano tanto nello Showroom Olivetti a Piazza San Marco, reinterpretata in chiave smaltata per esaltare l’amore per l’acqua, quanto nell’arcosolio per i sarcofagi dei coniugi Brion o nei propilei dell’edificio.
Legno
La dedizione museale di Scarpa si manifesta anche in accostamenti insoliti ma di grande effetto, come quello tra legno e calcestruzzo (grezzo o bocciardato), in cui un materiale moderno e uno antico si esaltano vicendevolmente.
Ottone
Un ruolo importante ricoprono anche l’uso dell’ottone, come finitura decorativa, o del ferro battuto, come nel caso della Fondazione Querini Stampalia.
Acqua
Una menzione particolare, in Scarpa, è da dedicare all’uso dell’acqua considerata come elemento integrante dell’architettura. Da buon veneziano, Scarpa sa che l’acqua non si può tenere fuori, perciò la integra nelle sue architetture: i pavimenti musivi dello Showroom Olivetti esaltano l’acqua dialogando con essa (così come una scultura di Alberto Viani fa bella mostra di sé in una vasca all’ingresso); il portone in ferro battuto di Querini Stampalia lascia entrare l’acqua e nella Tomba Brion l’acqua compare più volte con significati religiosi e meditativi (dalle vasche al padiglione, senza contare i canali che giungono all’arcosolio).
A ben pensare, è un peccato non parlare dei numerosi simboli reinterpretati in chiave personale o religiosa: ma per oggi lasciamo spazio alla bellezza della materia.